ERGO-UAS e impatto sull’organizzazione del lavoro
Alcune pubblicazioni sembrano identificare il modello ERGO-UAS come l’origine di tutti i mali degli stabilimenti FIAT. Il concetto utilizzato è sempre lo stesso: ERGO-UAS aumenta i ritmi di lavoro e genera ulteriori problemi di salute ad una popolazione operaia già afflitta da mille problemi ed in graduale invecchiamento.
In qualità di sviluppatore ed ideatore del modello ERGO-UAS (insieme al collega Ivan Lavatelli) vorrei fornire un’informazione più corretta e in linea con lo spirito di imparzialità che contraddistingue la Fondazione ERGO-MTM Italia. ERGO-UAS è un modello scientifico per il controllo dei carichi di lavoro e della produttività pensato per essere uno strumento equilibratore tra le esigenze di maggior produttività dell’azienda e quelle di maggior protezione della salute dei lavoratori. Nella mia esperienza di ingegnere ricercatore ho appreso subito che per conoscere e controllare un processo è necessario saperlo misurare. Ebbene ERGO-UAS è un modello di misura di grandezze molto importanti e difficili da inquadrare: il lavoro ed il correlato carico di fatica (carico biomeccanico). Le basi di riferimento non sono nostre invenzioni. Vengono utilizzati parametri internazionali descritti da illustri testi di ingegneria industriale, di medicina del lavoro e da norme di standardizzazione ISO.
L’utilizzo serio e sistematico di ERGO-UAS porta a incrementi di produttività nel pieno rispetto dei limiti umani, superando di fatto paradigmi e luoghi comuni che vedono produttività ed ergonomia in netta contrapposizione. Definire, identificare e misurare i fattori di rischio legati ad una lavorazione manuale consente di abbinarvi in modo ottimale una risorsa umana, facendo leva sulle sue capacità lavorative piuttosto che escludendola per le sue limitazioni (caso dei lavoratori RCL, a Ridotte Capacità Lavorative).
Da quando il modello ERGO-UAS è stato adottato dagli stabilimenti FIAT Auto l’attenzione all’organizzazione del lavoro e all’ergonomia è triplicata con effetti evidenti agli occhi di un qualsiasi osservatore: ritmi di lavoro omogenei e basati su valori medi europei, eliminazione graduale di posture scomode, riduzione degli sforzi e migliore distribuzione delle pause. Vedere Pomigliano per credere.
Le polemiche sollevate da molti osservatori inesperti fanno leva sul fatto che rispetto al passato in qualche caso a seguito dell’introduzione del modello ERGO-UAS i ritmi di lavoro sono aumentati e le pause ridotte. Non credo che questo debba essere il punto di discussione. La questione centrale è se l’obiettivo fissato dal nuovo modello di organizzazione del lavoro sia equo o no. Noi abbiamo tutti i fatti, le cifre e le prove che questo livello sia corretto e sicuro e siamo pronti a dimostrarlo a chiunque voglia confrontarsi seriamente sul piano squisitamente tecnico-scientifico. Detto ciò, se la situazione competitiva di partenza è arretrata rispetto al punto posto come obiettivo, è logico e ragionevole attendersi un aumento di tutti quei fattori che limitano la competitività dell’impianto (metodi di lavoro, rendimento ed efficienze), nella piena garanzia che domani si produrrà di più ma in modo più sicuro ed efficace. Questa è la via della buona produttività
Gabriele Caragnano
Direttore Generale Fondazione Ergo-MTM Italia
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