Home Blog Brasile, produttività senza alibi

di Gabriele Caragnano CRGGRL65L17L682N

Mi trovo in Brasile da ormai 2 settimane per condurre un programma di recupero produttività e di (ri-)costruzione della funzione di Ingegneria Industriale per un primario gruppo globale. Sono molto colpito dalla determinazione con cui qui tutti stanno cercando di assorbire la maggior quantità di conoscenze ed esperienze possibile. Le prime prove di verifica non hanno dato esiti troppo positivi ed invece di abbattersi o di arrabbiarsi con l’istruttore, i miei studenti si sono messi a lavorare ancor più duramente. Stiamo studiando fino a sera tardi per recuperare ed ogni giorno i responsabili dell’azienda si fanno vedere per chiedere se l’apprendimento procede per il meglio. I ragazzi darebbero il braccio destro per riuscire ad ottenere le certificazioni UAS (analisi lavoro) ed EAWS (ergonomia), anche perchè la minaccia di “espulsione” in caso di fallimento dell’esame non è poi così tanto velata. Può sembrare rude, ma è certamente efficace. Non mi capita mai di trovare in Italia una simile fame di conoscenza.

La prossima settimana, dopo la prova d’esame, inizieremo con la fase applicativa conducendo veri e propri progetti di miglioramento. L’aspettativa è altissima e tutti fremono per ottenere un successo da “vendere” bene al grande capo. Qualsiasi cosa chieda mi viene concessa, purchè io riesca a garantire il successo dell’iniziativa. Ho chiesto una task force di giovani ingegneri da formare e mi sono stati messi a disposizione 40 persone che mi seguono umilmente e con energia positiva.

Penso alla situazione in Italia, dove qualsiasi cosa è difficile. Questo programma sarebbe impossibile da qualsiasi punto di vista: coesione e unità di intenti del management, voglia di investire sulle risorse umane, disponibilità ed umiltà dei giovani ingegneri… Spero tanto di fare di questa incredibile avventura un caso vincente da vendere anche in Italia e magari convincere  l’opinione pubblica sul fatto che se si vuole si può. Basta alibi! La responsabilità del successo è solo nostra e dipende dalla voglia di tornare ad occuparsi di fabbriche e di organizzazione industriale a partire dal basso, laddove nessuno più guarda da ormai troppo tempo.

To be continued…

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