Dlgs. 81/2008 palla al piede dell’industria italiana
La gestione degli standard ISO/CEN è assai dilettantistica e approssimativa e l’Italia ha collegato il Dlgs. 81/2008 direttamente a quegli stessi standard, considerandoli verità assoluta scientificamente provata. Tutto ciò è falso e rappresenta un’ulteriore pesantissima palla al piede per le aziende italiane in competizione con le cugine europee (per non dire di quelle del Far East…). Mentre negli altri Paesi uno standard è una buona pratica consigliata, nel nostro Paese è Legge! Ennesimo harakiri italiano…
Data l’importanza della sicurezza e della salute dei lavoratori, il tema della regolamentazione andrebbe affrontato con strumenti differenti, molto più seri e specifici per il nostro Paese. Le organizzazioni preposte alla definizione degli standard (UNI in Italia, CEN in EUropa e ISO internazionalmente) non sono attrezzate per affrontare temi lontani dall’essere deterministici ed oggettivi. Quando si tratta di argomenti quali i rischi da sovraccarico biomeccanico si ragiona con modelli ancora nella loro fase sperimentale e di validazione. Siamo lontanissimi dalla definizione del passo del filetto delle viti metriche, per cui bastano alcune semplici misurazioni per mettere d’accordo tutti quanti. In questo spazio vago e poco conosciuto (ergonomia) è facile per alcuni gruppi di interesse prendere il sopravvento nei comitati tecnici CEN/ISO, spesso condotti da medici con limitate competenze manageriali, ed imporre nuovi standard incentrati sull’utilizzo di tecniche di valutazione proprietarie o comunque di propria produzione. In un Technical Report ISO mi è addirittura capitato di leggere riferimenti a siti web di vere e proprie società di consulenza pronte ad offrire servizi ad aziende desiderose di osservare standard definiti dalle stesse società di consulenza!
E’ ora di dire basta e di fare due cose importanti: in ordine di priorità è necessario innanzitutto rivedere la nostra legislazione (Dlgs. 81/2008) eliminando il riferimento diretto agli standard ISO/CEN (in particolare gli standard ISO 11228.1/2/3 e ISO 11226); inoltre è richiesto un maggior impegno dell’industria italiana nei lavori di standardizzazione che riguardano l’ergonomia. Senza l’esperienza applicativa di campo non esiste medico al mondo in grado di definire un modello di valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico che abbia un senso.
Gabriele Caragnano