Home Blog ERGO-UAS e Dlgs 81/08: troppe bugie per essere solo ignoranza

CRGGRL65L17L682N ERGO-UAS ancora una volta sotto attacco. L’unità operativa Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (PSAL) di Brescia, ha inviato ad un’azienda manifatturiera di primaria importanza del settore automotive della provincia una richiesta di trasmissione del documento di valutazione dei rischi da sovraccarico biomeccanico di un’intera unità operativa. Fino a qui niente di nuovo: gli stabilimenti del settore automobilistico sono tenuti sotto costante controllo, poichè sospettati di essere luoghi di tortura e di sterminio per i poveri operai. Col mio lavoro ho l’opportunità di collaborare per moltissime aziende manifatturiere italiane e, sono sincero, rarissimi sono stati i casi di verifica e controllo da parte degli organi competenti. Eppure, garantisco, chi produce oggi mezzi di trasporto (auto, camion, bus) è obbligato dalla necessità di essere competitivi nel mercato globale a raggiungere e mantenere livelli di eccellenza operativa, in cui ogni dettaglio legato all’organizzazione del lavoro e alla sicurezza dei lavoratori è estremamente curato e studiato. Ma lasciamo perdere la questione specifica, sono certo che quell’azienda saprà fornire tutte le informazioni richieste con molta semplicità, dato che la mappatura del rischio in quegli stabilimenti è un’attività prevista dal sistema produttivo in essere. Ciò che mi ha profondamente colpito è l’ennesimo attacco al sistema ERGO-UAS, indicato come la causa dei problemi che affliggono i lavoratori. Nella missiva dello PSAL sostanzialmente si dicono tre cose:

  1. Le norme tecniche di riferimento per la mappatura del rischio sono le ISO 11226 e 11228.1/2/3 che, essendo indicate nel Dlgs 81/08, hanno valenza normativa.
  2. ERGO-UAS non è incluso nell’elenco delle metodologie previste dallo stesso Dlgs 81/08 e quindi non può essere utilizzato come sistema per la valutazione del rischio.
  3. ERGO-UAS sottostima il rischio dal 30% al 50%

Riguardo a queste tre affermazioni voglio mettere a vostra disposizione anche la mia opinione di esperto:

Punto 1: che il Dlgs 81/08 faccia riferimento a standard ISO e conseguentemente si consideri il contenuto degli stessi come norma di legge è una follia tutta italiana. Gli standard ISO vogliono essere un riferimento basato sul livello attuale (rispetto al momento della pubblicazione) di conoscenza disponibile sull’argomento; rappresentano una modalità operativa di riferimento per gli operatori per facilitare scambi di beni e/o servizi e comunicazione. Una vite metrica M10 ha il filetto di diametro 10 mm. Questo è uno standard. Quando si parla di rischio da sovraccarico biomeccanico si entra in un campo in cui di certezze non ve ne sono. Tutti i sistemi di analisi esistenti e conosciuti si basano su modelli teorici che sono ben lungi dall’avere una validazione scientifica nel senso serio del termine. Pensate che i sistemi di cui è conosciuta una forma di validazione risultano essere inapplicabili quando li si portano al di fuori del ristrettissimo campo di analisi. Il tanto osannato sistema OCRA non ha alcun riconoscimento scientifico a sostegno dei risultati dichiarati. Anche a voler considerare come statisticamente significativi i dati di correlazione tra gli indici OCRA e la probabilità di ammalarsi, bisogna tener conto che tali dati provengono da campi di applicazione molto lontani da quello del settore automobilistico.Un esempio per capire: in un ciclo di 3 secondi per prendere un cetriolino e infilarlo in un vasetto la medesima azione è ripetuta per migliaia di volte al turno (stessa mano, stesse dita stesso movimento). In un ciclo di 2 minuti in una postazione di lavoro lunga 6 metri, l’operaio compie svariati movimenti coinvolgendo diverse parti del corpo e, anche se usasse prevalentemente l’arto superiore destro, questo sarebbe sollecitato da azioni eterogenee e distribuite tra dita, polso, gomito e spalla. Intuitivamente cosa ne pensate? Tornando sulla questione centrale: come è possibile che venga riconosciuto un reato penale se il punteggio di questi modelli supera un limite fissato in modo arbitrario e soggettivo? 10 mm sono una misura di lunghezza tangibile e misurabile; 11,5 punti di OCRA Check List (situazione a rischio medio alto), rispetto a 11 punti (situazione a rischio medio basso) sono un’opinione. Peccato che per mezzo punto in Italia si finisca in manette. E’ ora di cambiare il Dlgs 81/08 e di guarire dalla sindrome di Tafazzi, passando da un sistema punitivo ad uno che favorisca la trasparenza e la condivisione.

Punto 2: ERGO-UAS non è un sistema per la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico. Il gruppo FCA e le altre aziende utilizzatrici di ERGO-UAS (sempre più numerose in Italia e nel mondo) utilizzano il sistema per progettare il lavoro e per gestirlo durante la fase di esercizio. Per la mappatura del rischio vengono utilizzati i sistemi previsti dall’attuale forma del Dlgs 81/08. Spero che questo non continui a preoccupare la comunità di medici ed ergonomi e che noi ingegneri industriali si possa utilizzare i sistemi che riteniamo più corretti e idonei allo scopo. A beneficio di tutti i  non addetti ai lavori, senza volervi annoiare, mi limito a dire che i sistemi MTM (di cui ERGO-UAS fa parte) rappresentano oggi i più moderni e avanzati sistemi di progettazione del lavoro adottati in tutti i Paesi industrialmente più evoluti (compresa la tanto stimata Germania). MTM è garanzia di serietà e di equilibrio nella misura del rendimento di lavoro dell’uomo e, anche a detta dei migliori medici ergonomi, nelle aziende in cui viene utilizzato MTM le condizioni e l’organizzazione del lavoro sono migliori.

Punto 3: sottostima del rischio da parte di ERGO-UAS. Fermo restando ciò che ho detto al punto precedente, ERGO-UAS, per calcolare i periodi di recupero dalla fatica (pause), misura il carico biomeccanico in modo completo. Esso infatti contiene un sottosistema denominato Ergonomic Assessment Work-Sheet (EAWS) in grado di fare questo (EAWS, unico nel genere, considera le posture generali del corpo – rif. ISO 11226; le azioni di forza – rif. 11228.2; la movimentazione dei carichi – rif. 11228.1; i movimenti ripetuti dell’arto superiore – rif. 11228.3). Chi avesse un minimo di conoscenza dei metodi scientifici sa benissimo che gli studi eseguiti dai soloni dell’ergonomia per confrontare i risultati di EAWS rispetto ai sacri sistemi (quelli presenti nell’elenco delle metodologie previste dal Dlgs 81/08) hanno una significatività prossima allo zero assoluto (Colombini D., Occhipinti E., Tuccino F., Di Leone G. – Rapporto tra il metodo EAWS per la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico e metodo OCRA). Anzi, arrivo certamente a sostenere che quegli studi sono assolutamente faziosi, con esempi scelti ad arte per far risaltare tutte le differenze progettuali tra i due sistemi. Senza voler entrare nel merito delle ragioni e dei torti (su questo si farà molto presto chiarezza), faccio solo notare che tali differenze in un sistema produttivo manifatturiero sarebbero diluite in centinaia di altre variabili e fattori, generando deviazioni impercettibili e insignificanti rispetto al livello di accuratezza dei sistemi di misura (modelli) utilizzati. Certamente utili, anche se per addetti ai lavori, per capire meglio il comportamento dei due sistemi OCRA ed EAWS sono i seguenti due articoli:

- Correlazione OCRA – EAWS4

-  2011-04-A3_ERGO-UAS (1) - commenti all’analisi comparativa EAWS – OCRA eseguita faziosamente da Colombini D., Occhipinti E., Tuccino F. e Di Leone G.

25054937_s Conclusioni

Ho perso il conto di tutte le volte che ho dovuto spiegare queste stesse cose, eppure ancora oggi assisto basito alle stesse affermazioni vecchie di 4 anni. Ma a tutti coloro che fanno riferimento all’infallibilità dei sistemi presenti nell’elenco delle metodologie previste dal Dlgs 81/08 faccio una domanda: avete mai applicato tali metodologie su una linea di produzione di automobili? O addirittura di autocarri? Per vostra informazione, per fornirvi qualche riferimento reale, tipicamente una linea di montaggio di automobili conta attorno alle 400 stazioni di lavoro, con un numero di operai posizionati nell’ordine delle 600-700 unità per turno. Considerando il numero di modelli, di versioni e di opzioni disponibili oggi, tutto ciò porta ad avere un ordine di grandezza di circa 100.000 azioni da misurare e caratterizzare ergonomicamente (posture, forze, tipi di presa, azioni, ecc.). Pensate poi che, per colpa del mercato ballerino e dei clienti sempre più bizzosi, le quantità di ogni singolo modello, versione ed opzione cambia molto frequentemente. Ciò significa dover tornare e rifare tutti i conticini degli indici richiesti dalla nostra legge, la quale non sembra molto interessata al buon risultato effettivo (postazioni di lavoro ben progettate e sicure; cicli di lavoro ERGO-UAS che integrano la determinazione dei tempi standard di lavorazione ai fattori di rischio ergonomico), ma a quale sistemino venga utilizzato per colorare di verde, giallo o rosso una casella del modulo di valutazione del rischio. Come accade in tanti altri campi, in Italia non solo si bada alla forma delle cose e non alla sostanza ma spesso lo si fa sulla base di pregiudizi basati su un misto di pigrizia culturale (“si è sempre fatto così”), ideologia cieca e qualche interesse concreto. Ce lo possiamo ancora permettere? All’estero funziona esattamente al contrario perché – in particolare in Germania – c’è la consapevolezza culturale che i controlli delle fabbriche servono a tutelare non astratti modelli ma la salute “vera” dei lavoratori di pari passo alla competitività dell’industria e ai posti di lavoro buoni e non precari. Il pregiudizio è sempre dannoso.

 

Gabriele Caragnano

Direttore Generale della Fondazione ERGO-MTM Italia e coordinatore del Gruppo di Lavoro UNI di Antropometria e Biomeccanica

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