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automotiveInnanzitutto voglio ringraziare Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale, che oggi ha pubblicato un bellissimo commento sulla brillante rubrica “Zuppa di Porro” a proposito di Fiat (alleghiamo qui sotto il link per scaricarlo). Finalmente qualcuno si è accorto che Fiat, grazie alla gestione Marchionne, ha salvato migliaia di posti di lavoro. Siamo soliti leggere sulla stampa di un uomo tirannico e di un’azienda mangiauomini, che costringe tanti poveri innocenti a lavorare in luoghi aberranti come le fabbriche.

La nostra Fondazione ha avuto un ruolo più che determinante nel ridisegno del sistema produttivo di Fiat. Il contratto di lavoro innovativo di Pomigliano è solo un tassello che compone un quadro ben più ampio ed interessante. Nella nuova Fiat contano di più le misure ed i numeri rispetto alle opinioni, spesso fuorvianti, influenzate da interessi di parte. Porro, pur non essendo uno specialista, grazie alla sua intelligenza intuisce che il nuovo sistema di lavoro si basa su centinaia di migliaia di piccoli dettagli messi in fila in un ordine pianificato fin dalla prima idea di prodotto. Il posto di lavoro oggi non si improvvisa. Si progetta almeno due anni prima che venga realizzato. Non è un problema di rapidità. E’ la necessità di fare le cose bene fin dalla prima volta. Sbagliare un’attrezzatura e doverla modificare una volta che la produzione è a regime sarebbe troppo costoso. Nel passato queste situazioni generavano fatica e tensione tra gli operai, che si lamentavano delle condizioni di lavoro a volte troppo dure, causate da errori di progettazione. Senza misure, queste situazioni venivano spesso scaricate sul terminale della catena di sviluppo: lo stabilimento. Oggi, grazie ad un approccio più scientifico e globale e, soprattutto, grazie al coinvolgimento di più funzioni al processo di progettazione, moltissimi vincoli vengono intercettati quando il metallo non è ancora stato tagliato, rendendo l’intervento di modifica possibile ed economico. La partecipazione nella nostra Fondazione di tutte le rappresentanze sindacali metalmeccaniche (ad eccezione della Fiom, che aspettiamo con grande favore) ha reso l’intero processo di cambiamento possibile ed efficiente. Un particolare ringraziamento va proprio a tutti i sindacalisti che si sono impegnati nella diffusione della cultura dell’organizzazione scientifica del lavoro (nel gruppo denominata ERGO-UAS) e tra questi certamente voglio nominare i membri sindacali del nostro CdA: Ferdinando Uliano (FIM), Eros Panicali (UILM) e Roberto Di Maulo (FISMIC), nonchè quelli del Consiglio degli Esperti: Gianluca Ficco (UILM) e Alberto Cipriani (FIM).

Ho personalmente contribuito alla stesura del nuovo contratto di lavoro del gruppo FCA e alla sua “vendita” alle organizzazioni sindacali. Mi sono occupato dei contenuti tecnici che riguardano i ritmi di lavoro, i tempi standard, le saturazioni delle linee, i livelli di fatica, la gestione dei rischi da sovraccarico biomeccanico e l’organizzazione del lavoro (pause e rotazioni). Faccio tutto questo da molti anni in tutte le parti del mondo e oggi, con molto orgoglio, devo dire, voglio urlare, che il gruppo FCA è all’avanguardia per tutti questi temi, sopravanzando gruppi che nel nostro Paese godono di una considerazione molto elevata. I nuovi stabilimenti italiani di FCA sono dei gioielli di organizzazione e tecnologia e devono rappresentare un modello da esportare in Italia in tutti i settori in cui è prevalente l’utilizzo della manodopera

A brevissimo, la nostra Fondazione lancerà un’iniziativa che ha proprio lo scopo di rendere disponibile questo tipo di cultura industriale a tutte le industrie, di qualsiasi dimensione. Seguiteci e vedrete …

Zuppa di Porro 07dic2014

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