Industria, ripartono gli investimenti: gli ordini dei robot salgono dell’80%
di Diodato Pirone - L’industria italiana torna ad investire alla grande in robot o, meglio, in macchine utensili destinate alla produzione.
Nei primi tre mesi del 2014 gli ordini dall’Italia sono infatti saliti dell’80%. Una crescita impetuosa che allarga il cuore di chi scruta nella crisi economica italiana: se qualcuno ordina macchinari vuol dire che intende aumentare la produzione. E, di conseguenza e sia pure con molte cautele, tornare ad assumere.
Il boom degli ordini interni non è la sola buona notizia diffusa ieri dall’Ucimu, l’associazione dei produttori italiani di macchine utensili. Nel trimestre sono cresciuti anche gli ordini dall’estero. L’aumento su quest’ultimo fronte è del 6% ma, considerando che circa il 75% della produzione italiana di robot viene esportata, anche questo dato è consistente.
Il risultato è molto chiaro: fatta 100 la produzione di robot del primo trimestre 2010, il primo trimestre di quest’anno si colloca a quota 127 per gli ordini interni e a quota 166 per quelli esteri.
Dunque siamo ai primi sintomi di una ripresa consistente? E’ obiettivamente presto per affermarlo. Ma i segnali positivi si moltiplicano: nei primi due mesi dell’anno la produzione industriale ha dato segnali di crescita lieve ma costante e, come ha segnalato anche l’Istat, anche l’import di macchinari è cresciuto a ritmi superiori al 3% il che vuol dire che le aziende hanno ricominciato ad investire in modo riscontrabile. Insomma gli indicatori pricipali dell’industria si riallineano su posizioni positive. Una novità importante. Che andrebbe coltivata.
Per fortuna, per una volta l’Italia sembra muoversi con un certo tempismo: una norma della Finanziaria del governo Letta prevede il rifinanziamento della Legge Sabatini che garantisce fondi pubblici a chi compra beni strumentali. Dalla fine di marzo per la Legge Sabatini sono stati raccolte oltre 2mila domande di finanziamento per un valore di investimento in macchinari di 655 milioni di euro. Ora si tratta di capire quanti posti di lavoro ne scaturiranno.