Home Blog Reshoring una realtà anche italiana

di Gabriele Caragnano – Ritornare dall’estero a produrre è il messaggio che Claudio Andrea Gemme, Presidente della Federazione Anie, ha lanciato in occasione dell’assemblea generale. Messaggi positivi ai quali ci piace dare un seguito soprattutto perché quest’anno il tema centrale dell’assemblea è proprio il reshoring, fenomeno che fino a poco tempo fa si pensava fosse esclusivo dell’America e che invece inizia ad avere una certa significatività anche in Italia.

I numeri relativi al back reshoring iniziano ad essere interessanti, si tratta di quelle aziende che hanno deciso di riportare in Italia la produzione e i dati che confermano questa tendenza vengono dall’Uni CLUB MoRe Backreshoring, centro di ricerca composto da docenti e ricercatori delle Università di Catania, L’Aquila, Udine, Bologna e Modena e Reggio Emilia che si interessa di studiare le caratteristiche di questo fenomeno.

Negli Usa, le decisioni di rimpatrio di produzione (totale o parziale) sono 175. Dopo gli Usa, la classifica mondiale del reshoring vede le aziende italiane, si contano infatti 79 unità produttive, che coinvolgono una sessantina di aziende. Ventotto dalla Cina, dodici da Paesi asiatici (non la Cina), ventidue dall’Europa dell’Est e dalla Russia, tredici dal resto d’Europa, una dal Sud America, una dal Nord Africa e due dal Nord America. A questi si aggiungono dodici casi di near-reshoring: ovvero la scelta di ricollocarsi in Paesi più vicini al proprio.

Indubbiamente è ancora un fenomeno limitato, ma che deve essere considerato, come esempio e come stimolo per tutta l’industria italiana. Questo perché l’Italia è un paese con una solida tradizione manifatturiera molto qualificata, capace, veloce e più produttiva di tanti altri, che si basa e deve ripartire dalla Fabbrica, la fabbrica che ci piace definire Bella, una fabbrica moderna, dove oltre all’innovazione al centro ci sia la qualità del lavoro e la partecipazione del lavoratore.

Non a caso coloro che hanno deciso di farlo hanno proprio una nuova visione di fabbrica aperta all’innovazione, alla tecnologia e a nuovi modelli organizzativi. Un esempio a cui teniamo molto è sicuramente Pomigliano con la produzione della Panda che ritorna dalla Polonia, forse il reshoring più importante finora per l’Italia.

Le motivazioni di queste scelte sono legate alla necessità di maggior controllo sul livello di qualità, di vicinanza ai centri di ricerca e sviluppo, oltre che di riduzione dei costi della logistica e non meno importante il fatto che il gap del costo del lavoro tra questi paesi e l’Italia tende a ridursi. Tuttavia dal lato politico amministrativo ci vorrebbero importanti cambiamenti che incentivino questo processo a partire dal cuneo fiscale, alla semplificazione della burocrazia, alla riduzione dei costi dell’energia.

Sarà interessante monitorare l’evoluzione di questo fenomeno che in Italia è sinonimo di ricerca di qualità oltre che del prodotto, anche della produzione, della fabbrica e della manifattura italiana.

 

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