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La partecipazione dei lavoratori e del Sindacato elementi essenziali

di Alberto Cipriani – FIM CISL

7 ottobre 2013

Mancano meno di tre mesi all’avvio produttivo del nuovo CUV Jeep a cui ne seguirà uno del brand

500. Le attività di rifacimento delle strutture e di allestimento della nuova linea sono in pieno

fervore nel famoso stabilimento Fiat di Melfi, nato circa 20 anni fa da prato verde con l’ambizione

di divenire un modello di eccellenza produttiva ed organizzativa.

Sono da registrare significative novità rispetto alle già note esperienze di Pomigliano e Maserati-

Grugliasco, sia nel percorso industriale che nelle relazioni sindacali.

Innanzitutto bisogna considerare che il cantiere è insediato all’interno di uno stabilimento che

continua la produzione della Punto, dunque la nuova linea si sviluppa a fianco di quella esistente.

Questo comporta non pochi problemi, come l’attuazione di misure particolarmente necessarie in

ordine al mantenimento degli opportuni standard di sicurezza, cosa puntualmente sollecitata dai

Rappresentanti sindacali in fabbrica.

Un secondo elemento inedito è relativo ad un ulteriore anticipo dell’interazione tra la fase di

progettazione e quella di produzione, due stadi del processo che un tempo erano dicotomicamente

distinti ed ora ritroviamo sempre più interconnessi tra loro.

In particolare nella definizione del prodotto e del processo si tiene conto dei suggerimenti che

derivano dall’esperienza raccolta tra i lavoratori a vari livelli. Il disegno delle nuove postazioni di

lavoro vede così la collaborazione, mediante varie iniziative tra cui attività di WPI, tra persone con

diverse competenze e tra queste finalmente anche quelle operaie.

E’ una tendenza, quella di intrecciare sempre più progettazione e produzione, che caratterizza ormai

non solo il settore auto-motive ma vari ambiti industriali e che si svilupperà ulteriormente in futuro.

La partecipazione dei lavoratori della linea di montaggio alle attività di definizione prodotto e

processo potranno auspicabilmente consentire un miglioramento delle condizioni nella fase di

produzione e assemblaggio successiva, grazie ad un lavoro preventivo ed integrato.

Una terza novità riguarda le relazioni industriali tra Azienda e Sindacato, tra gerarchia di fabbrica e

Rappresentanti dei lavoratori. Il tentativo giusto e ambizioso consiste nel cimentarsi in esperienze

innovative, attraverso sperimentazioni e implementazione di buone pratiche. In prima istanza

ascoltando meglio i lavoratori, le loro esperienze, i preziosi suggerimenti.

E’ una sfida alquanto ardua in una struttura aziendale tradizionalmente top-down come quella Fiat.

E anche il Sindacato dovrà forse meglio organizzare queste competenze diffuse tra i lavoratori, che

oggi rappresentano un valore aggiunto indispensabile per reggere la sfida competitiva, ma

soprattutto per tenere aperte le fabbriche e garantire buona occupazione.

Anche le relazioni sindacali saranno dunque chiamate ad essere maggiormente all’altezza di queste

nuove sfide che i rapidi processi di innovazione pongono. Opportunità come quelle della Fiat Sata

di Melfi si configurano come laboratori molto intriganti, gravidi di mutamenti organizzativi e

culturali, che se da un lato spaventano perché mettono in discussione i soliti rituali, dall’altro

offrono stimoli straordinari per rinnovare il mondo del lavoro.

Proprio gli aspetti culturali saranno maggiormente interessati dai mutamenti in atto, perché qui è in

gioco un nuovo paradigma nel rapporto tra lavoro manuale ed intellettuale, tra sapere e saper fare.

Il troppo bistrattato lavoro operaio potrà avere una formidabile occasione di riscatto, forse come

non era mai capitato nella storia, almeno in Italia. Il Sindacato saprà cogliere questa novità: dando

voce autorevole e fiera al bisogno di partecipazione espresso dai lavoratori, alla sapienza operaia.

E’ necessario rigenerare il rapporto con il lavoro concreto della fabbrica, che resta un luogo di

grande interesse sociale ed economico, oggi forse più di ieri.

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